Buone notizie per gli amanti del riso. L’autorevole rivista indiana Hindustan Times riporta una notizia che se verrà confermata segnerà una svolta nell’alimentazione per quelle popolazioni, soprattutto asiatiche, che fanno del riso un pilastro del proprio sostentamento. Ma non solo: anche per i diabetici di tutto il mondo ed in generale per le persone che hanno a cuore il controllo insulinico (calma insulinemica).
Secondo la rivista, infatti, un team di ricercatori della Indira Gandhi Agriculture University, guidato dal Professor Girish Chandel del Dipartimento Piante e Biotecnologia Molecolare, ha identificato una varietà di riso a basso indice glicemico che già nel prossimo anno dovrebbe essere commercializzato. Il Professor Chandel ha spiegato che la sua equipe è riuscita a ottenere la qualità di riso a basso IG da una varietà molto nota e molto diffusa in India, il riso Chapati Gurmatiya. A livello di gusto e sapore, questa nuova qualità di riso è del tutto identica a quella originaria, con il grande vantaggio di stimolare in misura minore l’insulina, grazie a un valore di IG che è stato calcolato pari a 55. Per questa ragione è stato momentaneamente battezzato “Chapati 55”.
Se la Commissione Nazionale dell’Agricoltura rilascerà il permesso, le nuove varietà di semi verranno distribuite ai contadini per la semina, e il riso sarà pronto per la commercializzazione il prossimo anno. L’università attualmente sta già cercando uno o più partner per la fase di commercializzazione.
Commento di Gigliola Braga
Gran bella notizia per un Paese che è al 2° posto nel mondo per l’incidenza del diabete (al 1° posto c’è la Cina e al 3° gli Stati Uniti). Questo importante annuncio mi fa ricordare il mio incontro nel 2009 all’Università di Sydney con Jenny Brand Miller (una delle maggiori autorità nella ricerca dell’IG) che nel suo studio mi parlò di un progetto che stava sviluppando proprio con l’India per la messa a punto di un tipo di riso a basso indice glicemico. Evidentemente queste ricerche hanno portato a un ottimo risultato!
Introdurre nella coltivazione questo riso basterà all’India per invertire il suo pericoloso trend? Non è detto, ma sicuramente migliorerà il carico glicemico di un loro tipico pasto e questo non può che fare bene alla popolazione.
Qualcuno potrebbe pensare che per mangiare bene basti evitare i cibi che fanno male utilizzando solo quelli che fanno bene. Quindi niente patatine, maionese o dolci che nell’immaginario comune rientrano tra le tentazioni più insane e colpevoli.
Scegliere bene è senz’altro una buona regola che ci mette al riparo da molte insidie, ma, a ben pensarci, non è tutto lì perché oggi, al di là delle nostre conoscenze di base, ci ritroviamo a vivere situazioni che ci espongono ad altri rischi. Per esempio molto spesso ci troviamo a mangiare fuori casa senza poter esercitare un pieno controllo qualitativo su ciò che ingeriamo: bar, ristoranti, tavole calde sono affollatissimi nelle ore dedicate alla pausa pranzo o alla cena, per non parlare degli intermezzi nella giornata. Potremmo quindi incappare in cibi non sempre salutari e genuini, come si diceva una volta. Come rimediare? Valutando i locali e scegliendo quelli che conquistano la nostra fiducia.
Tutto ciò basta a limitare eventuali danni? Certamente utilizzare cibi sani e di qualità è una buona regola per mangiare bene ovunque, sia in casa sia fuori. E se qualche volta trasgrediamo? Non succede niente di grave perché non esistono alimenti realmente buoni o cattivi: dipende da come si usano. Ogni nutrizionista sa che l’impatto biologico dipende molto dal quantitativo e dalla frequenza: un elemento nocivo, se preso ogni tanto in piccole dosi, comporta conseguenze negative limitate. Per esempio, un biscotto con i dannosi grassi idrogenati mangiato saltuariamente, ha un impatto metabolico insignificante rispetto al consumo costante e prolungato di prodotti con questa stessa caratteristica. Analogamente, certi alimenti consigliati per il loro importante contributo nutrizionale come le vitamine, possono risultare deleteri quando sono in eccesso. Questo principio di limitazione del danno lo dimostrano persino le persone che, pur avendo problemi con certi cibi, li possono utilizzare in quantitativi limitati senza scatenare reazioni controproducenti: per esempio, il latte e alcuni frutti come le fragole mangiate in piccole dosi non provocano le evidenti reazioni di intolleranza o allergia puntualmente presenti in coloro che devono stare attenti al loro consumo.
Non c’è dubbio che per mangiare bene bisogna rapportarsi alle proprie caratteristiche evitando nel contempo gli errori alimentari che potrebbero farci acquisire cattive abitudini. Ciò non significa aborrire qualsiasi alimento chiaramente poco salutare. In linea generale, vietarsi tassativamente e senza il necessario buon senso un alimento dannoso ma accattivante, può innescare meccanismi controproducenti. Gli elementi nocivi non arrecano immediati danni permanenti, sono la ripetitività e l’uso continuativo a creare il problema.
Come si diceva, alcuni pensano di mangiare bene quando evitano i fritti, i dolci, gli intingoli e i cosiddetti cibi spazzatura (snack ipercalorici, fast food ecc.) che apportano molte calorie e praticamente nessun elemento nutrizionale utile. Sicuramente hanno ragione: questi alimenti sono da ridurre al minimo, se non proprio da evitare, specialmente se consumati o acquistati in luoghi che non sembrano garantire la loro qualità. Ma ancora una volta ricordiamo che un conto è mangiare sporadicamente delle patatine fritte in olio d’oliva rinnovato ad ogni frittura, un altro conto è rimpinzarsi abitualmente di alimenti fritti in oli di basso costo e ripetutamente utilizzati ad altissime temperature che generano sostanze molto pericolose per la salute.
La varietà dei cibi è un aspetto molto interessante perché ci si nutre bene quando si mangia un po’ di tutto, quindi si adotta una dieta ricca e varia in cui si limitano i cibi dannosi e si privilegiano tutti gli altri in base alle esigenze individuali e alle proprie risposte personali al cibo.
La diversificazione degli alimenti mette al riparo sia dall’eccesso di nutrienti sempre uguali, sia dall’accumulo di sostanze inquinanti (pesticidi, metalli pesanti, ormoni, farmaci, additivi) che, per quanto si cerchi di evitare, sono presenti in vari alimenti. Per arginare questo pericolo che aumenta in proporzione alle sostanze nocive accumulate, serve diversificare l’alimentazione e le fonti di reperibilità del cibo, in modo da consentire all’organismo di smaltire le eventuali sostanze pericolose ingerite e riparare i danni provocati. La varietà evita anche il problema della carenza di qualche elemento indispensabile. Sembra incredibile ai giorni nostri in cui abbiamo una grande disponibilità di cibo parlare della mancanza di qualche elemento, eppure un’alimentazione poco attenta e troppo monotona può fornire all’organismo sempre le stesse sostanze, privandolo di altre indispensabili. Infatti gli alimenti non contengono tutti i principi nutritivi utili alla salute e al benessere che si trovano invece in alimenti differenti che si possono integrare in un’alimentazione diversificata, la quale garantisce tutta la vasta gamma di elementi adeguati. E’ il caso delle vitamine, di alcuni amminoacidi e di certi acidi grassi essenziali indispensabili. La loro prolungata carenza comporta problemi di vario tipo in grandi e piccini, evitabili con un’alimentazione consapevole e varia.
La masticazione è un altro importante elemento legato alla buona alimentazione. Masticare bene contribuisce a iniziare nel migliore dei modi la digestione e consente di assaporare e gustare ciò che mangia soddisfacendo così il palato. Senza contare che più si mastica, più tempo a disposizione c’è per trasmettere al cervello il senso di sazietà che si riflette sulla quantità di cibo ingerita. Perché oggi, con la grande disponibilità di alimenti che abbiamo nella parte del mondo in cui ci troviamo, mangiare bene significa anche adottare abitudini che consentono di non esagerare con il cibo. Inoltre in alcuni casi la masticazione mette a disposizione del nostro organismo certi preziosi principi che diventano attivi solo dopo la frantumazione delle cellule in cui sono contenuti, perché solo in questo modo può avvenire il contatto tra le diverse sostanze cellulari originariamente inattive che così diventano composti bioattivi utili all’uomo.
Parlando di buona alimentazione non si può evitare di tenere conto di un aspetto spesso trascurato se non addirittura ignorato dalla dietologia classica: la risposta ormonale al cibo. Nonostante sia poco conosciuta dal pubblico, è determinante per la nostra efficienza immediata e per la salute nel tempo. In questo senso, mangiare bene significa valutare l’effetto degli ormoni che intervengono in seguito alla digestione e che risentono delle nostre scelte. E’ molto diverso mangiare proteine o carboidrati, anche a parità di calorie: le proteine stimolano un ormone che prolunga il senso di sazietà; al contrario, i carboidrati in eccesso stimolano una fame continua. E ciò non va certo bene perché tutti sanno che mangiare troppo, più del necessario, fa male: si ingrassa, con tutto quanto ne consegue per la salute e l’estetica, e si producono moltissimi radicali liberi che, se necessari in una certa misura, non devono essere eccessivi per non alterare i salutari equilibri biologici e per non invecchiare precocemente. La dieta mediterranea attuale consiglia troppi carboidrati e per questo va revisionata alla luce dei più recenti studi scientifici per acquisire quelle sane abitudini alimentari che salvaguardano la nostra salute.
Quante volte hai sentito parlare di persone desiderose di perdere peso che, sull’onda emotiva di qualche improbabile quanto avventato slogan tipo “appiattisci pancia o brucia grassi”, dopo mesi di fatica e di privazioni, hanno ceduto, recuperando con gli interessi i chili persi?
Questo avviene perché all’inizio si è carichi di entusiasmo, si parte a “bomba” e le rinunce non persano più di tanto…ma poi spesso la dieta per “perdere peso” viene percepita come un periodo forzato di alimentazione ristretta o fortemente condizionata e – inevitabilmente – malgrado i buoni propositi iniziali, si crolla. Proprio così. I giorni passano e nella testa risuona sempre più insistente il mantra “perdere peso, perdere peso, perdere peso… e questo non fa che aumentare il disagio che culminerà spesso con il “non poterne più”.
Diciamolo subito: le statistiche dimostrano che chi incomincia una dieta, ha il 90% di possibilità di rendere vani i suoi sforzi (e talvolta denaro!), quindi, in estrema sintesi, possiamo dire che le diete in senso stretto non servono! In particolar modo se l’approccio è quello tipico dell’ “appiattisci pancia o brucia grassi”.
Parlare di “appiattisci pancia” o “brucia grassi” non ha alcun senso. Nello specifico appiattisci pancia implicherebbe perdita di adipe addominale, che non si raggiunge con chissà quali alchimie, bensì tramite una corretta alimentazione e una giusta quantità di movimento. Stesso discorso vale per il “brucia grassi”. Oggi sappiamo che i grassi possono essere in realtà un grande alleato per la nostra salute e per perdere peso.
Cosa puoi fare, allora, se hai deciso di rimetterti in forma, di guadagnare in salute e di perdere il peso in eccesso,? Prima di tutto dimentica frasi come “brucia grassi o appiattisci pancia”!
Ti è mai capitato, almeno una volta nella vita di sentirti davvero bene e di avere la sensazione di essere in armonia con il tuo corpo e con mondo esterno? Il benessere della mente e del corpo è quello stato di grazia in cui tutti vorremmo trovarci. Il primo passo per raggiungerlo è innanzitutto incominciare a pensare al benessere non come una meta da perseguire a ogni costo, ma come una condizione assolutamente naturale che è “l’effetto collaterale” di un adeguato stile di vita. L’idea è: mangio in modo sano ed equilibrato, questo mi fa sentire bene e quindi mangiare bene diventa per me una sana consuetudine, con la consapevolezza che sto facendo un atto d’amore verso il mio corpo.
Imparare un metodo alimentare è importantissimo, perché rappresenta l’insieme delle regole che permettono di fare i passi giusti. Ad esempio chi vuole imparare a sciare dovrà piegare le ginocchia, puntare il bastoncino per girare, mantenere il peso a valle e così via. Ed è ugualmente importante, come dicevamo prima, che tu riesca ad applicare le regole che impari in modo assolutamente naturale, in modo da non perderti per strada. Così facendo, i nuovi comportamenti alimentari diventeranno una salutare abitudine, e un’abitudine diventerà infine uno stile di vita.
E’ naturale poi che sul cammino tu possa incontrare ostacoli, ed è anche normale sbagliare. Le tentazioni sono tante 😉 Ma la bella notizia è che anche se sbaglierai non sarà un problema! Anzi, anche in questo caso è proprio dagli errori che è possibile apprendere. Basta che terrai un atteggiamento del tipo: “Ok, ho sbagliato, mi sono lasciato/a tentare. Vorrà dire che ora starò particolarmente attento/a e sarò ancora più determinato/a.”
Ed è proprio la determinazione che spesso fa la differenza tra un percorso di successo (perdere peso in modo corretto) e uno fallimentare (appiattisci pancia e brucia grassi). Quante volte ti è capitato di “partire a razzo”, a testa bassa in un qualcosa che ti “prendeva” tantissimo e di averlo portato a termine nel migliore dei modi…soltanto grazie alla passione e alla convinzione che ci hai messo? Persone fortemente motivate raggiungono traguardi impensabili a priori! Tutto sta a pensare e definire nel modo corretto il proprio traguardo e a trovare il carburante giusto che non è altro che il propellente emotivo per ottenere quello che si vuole.
Ah, ancora un consiglio: lascia perdere i vari appiattisci pancia e brucia grassi! 😉
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