Sono ormai poche le persone che pensano all’intestino come a un luogo di transito e tutt’ al più di assorbimento per qualche nutriente e niente più. La maggior parte di noi sa che è un vero e proprio organo da cui dipende la salute di tutto l’organismo che risente degli equilibri e dell’efficienza della flora microbica. E’ lei a garantire l’integrità della mucosa intestinale, a costituire una barriera per le specie patogene, a favorire i processi digestivi e l’assorbimento, a modulare alcuni componenti del sistema immunitario intestinale, a produrre sostanze come l’acido butirrico che sembra proteggere dal tumore, ecc. Insomma, questi microrganismi che vivono in simbiosi con noi, sono oggi sempre più studiati e sembrano riservarci continue sorprese. Lo ha verificato recentemente una ricercatrice italiana, Giada De Palma, coautrice di uno studio pubblicato recentemente su Science Translational Medicine in cui viene dimostrata la diretta connessione tra il microbiota intestinale e il cervello. In pratica i ricercatori hanno trasferito in topolini sani la flora batterica di alcuni soggetti affetti da sindrome dell’intestino irritabile che implica dolori e diarrea alternata a costipazione, il tutto accompagnato spesso da ansia cronica o depressione. Hanno osservato che nei riceventi si è sviluppato lo stesso stato intestinale e comportamentale dei donatori, diversamente da quanto osservato in un altro gruppo a cui è stato trapiantato un microbiota sano. Non si tratta di una semplice associazione ma di una reale prova di interconnessione in individui affetti da sindrome dell’intestino irritabile. Secondo gli autori, questi risultati potrebbero aprire nuove prospettive di utilizzo dei probiotici (fermenti lattici) che potrebbero rivelarsi utili non solo per migliorare la funzionalità intestinale in questi pazienti ma anche le componenti comportamentali associate. Visto che il microbiota intestinale può influenzare il cervello, i ricercatori pensano di esplorare la possibilità di interferenza di questi microrganismi con problemi cerebrali come l’autismo, il Parkinson e la sclerosi multipla. Naturalmente la strada sarà lunga e laboriosa, ma vale la pena percorrerla per avere altre utili sorprese.
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